martedì 28 settembre 2010

Lamentatio cool


Cosa va di moda nella settimana della moda?
Il lamento è l’unico must-have.

Basta chiedere in giro, tra gli addetti ai lavori. Già qualche giorno prima dell’inizio delle sfilate è palpabile l’atmosfera da catastrofe imminente. Si segue con frenesia l’aggiornamento dei calendari, manco si attendesse una sentenza di morte. E quando le tavole della legge sono definitive, i commenti che rimbalzano sui social network  preannunciano il consumarsi della tragedia.

La fashion week invecchia la pelle. Questo nessuno lo dice.
Chiunque tu incontri, alla domanda “Come stai?” è distrutto.
Lo so: non siamo in un gulag in Siberia, nessuno di noi spala carbone ma il decadimento fisico si fa evidente, man mano che la settimana procede. (Questo vale solo per i comuni mortali, ça va sans dire).
Le occhiaie si fanno più profonde, l’andatura meccanica, e anche il look vira improvvisamente verso il favela chic.

Le facoltà intellettive cedono di conseguenza, e si può arrivare al tracollo psichico: sono documentati casi di crisi mistiche, con oggetto la singora Sozzani.





Per fortuna, dura solo una settimana: poi si torna alla follia quotidiana.

lunedì 20 settembre 2010

La moda è morta, e neanche io mi sento troppo bene



Alla vigilia della fashion week  si impone una riflessione:
non è che la moda ormai è in decomposizione?



Le settimane della moda si moltiplicano:
adesso da Parigi arrivano al Pacifico



 In passerella sfila tutto e il contrario di tutto
Gli stilisti sono troppi, troppi di brutto

Le tendenze le vedi, ma solo a metà
perché il resto le farà poi la pubblicità



Per le sfilate continua a alzarsi un gran polverone,
Anche se le puoi vedere in streaming tipo televisione



Per un posto in prima fila c’è chi è pronto a uccidere,
ma a voi, come a me, non vi viene un po’ da ridere?

Perché la gente, poi, veste H&M e Zara:
la stessa cosa trovano, soltanto meno cara.


domenica 18 luglio 2010

Drama, right now

Sono così impegnata a farmi venire idee per gli altri che non me ne rimane nessuna per me stessa.

giovedì 13 maggio 2010

Il sentimento del contrario



Per lavoro mi capita di frequentare posti decisamente strani. Per esempio, le case d'asta.



In questi giorni è andato all'incanto, a Milano, il guardaroba di una ricca signora, venuta a mancare un paio d'anni orsono. E se la crisi bussa, il vintage risponde: perciò, assieme ai buyer e collezionisti, si è fatta avanti una piccola schiera di stagionate fanciulle, tutte a caccia di tesori low-cost. Con le Hogan d'ordinanza e le Birkin al braccio, hanno dato l'assalto all'esposizione, e ora si combattono a colpi di paletta tailleur di Chanel, borse di Hemès e introvabili Valentino Couture.



Mentre guardo quei volti modellati collagene, e le loro impalcature di capelli cotonati, penso che non c'è griffe che salvi dal ridicolo. Pirandello individua nella contraddizione tra apparenza artificiosa e realtà dei fatti l'elemento chiave della comicità: in teoria, mi dovrei sbellicare dalle risate. In pratica, mi sento un po' triste invece.



brassai bijou 1933


giovedì 6 maggio 2010

Le eco-balle del marketing



Non che io sia contraria all'ecologia, per carità.



Però sono davvero disturbata dall'uso che se ne fa.



Il termine “green”, assolutamente di tendenza, è diventato un'etichetta come qualunque altra, che viene appiccicata su qualunque cosa per renderla più interessante, più appetibile e ovviamente più vendibile. L'esempio più lampante sono le tonnellate di prodotti (t-shirt, shopping, chi più ne ha più ne metta) proposte un po' da tutti “a sostegno dell'ambiente”.
 Come ridurre gli sprechi, essere sostenibili e salvare la natura?
Evitare i prodotti inutili potrebbe essere un buon inizio.



swarovski


lunedì 3 maggio 2010

Less is more



Parafrasando quel che mi disse Wanda Roveda durante un'intervista, potrei dire che l'essenza del buon pezzo – sia esso un abito o un articolo - sta nella pulizia.

La vecchia coutourière mi raccontò che il suo consiglio agli apprendisti era il seguente: “Quando hai finito di costruire l'abito sul manichino, fermati, guardalo e decidi cosa togliere. Quando ti sembra di aver tolto tutto, togli un'altra cosa. Quando sei sicuro di aver tolto tutto, elimina qualcosa ancora ".